CESSATE LE TRASMISSIONI RAI IN ONDA MEDIA

di | 30 Settembre 2022

Si è concluso lo scorso 11 settembre il graduale e inesorabile disimpegno della Rai dalle onde medie. Non solo: possiamo certamente dire che con la cessazione delle trasmissioni in onda media è definitivamente terminata un’epoca. Non senza polemiche e recriminazioni. Un processo iniziato in realtà 23 anni fa, quando l’emittente di Stato aveva notificato al ministero dello Sviluppo Economico il progetto di ridimensionamento dei propri impianti trasmittenti che all’epoca erano 128.
Come ricorda La Repubblica, tra il 2000 e il 2004 la Rai aveva eliminato le trasmissioni di Radio 2 e Radio 3 dalle onde medie, lasciandovi solo Radio 1.

Gli impianti in onde medie della Rai erano considerati molto inquinanti anche se costruiti diversi decenni fa in zone di aperta campagna. In effetti, col passare degli anni, poco alla volta, si erano ritrovati nel mezzo di urbanizzazioni, mai controllate nei piani regolatori, determinando tuttavia un pericolo per i residenti a causa dei campi elettromagnetici che andavano oltre i limiti ammessi.
Negli anni ’70 la Rai aveva almeno due trasmettitori di altissima potenza: uno situato a Siziano (MI) da 600 Kw, l’altro a Santa Palomba (RM) dove in realtà esistevano due impianti accoppiati da 600 Kw (che insieme erogavano 1200 Kw). Entrambi gli impianti, dotati di ottimi sistema d’antenna, erano in grado di diffondere i programmi in tutta l’Europa. Nel 2000, tuttavia, il sindaco di Pomezia mise i sigilli all’antenna di Santa Palomba rea di produrre un intollerabile inquinamento elettromagnetico.
La Rai poi aveva lasciati attivi solo 12 impianti riducendo significativamente le loro potenze di emissione: per esempio quella di Siziano era stata abbassata a 50 Kw, con la sola Coltano (PI) che ha continuato con 100 Kw.
Resta il fatto che da viale Mazzini non è mai arrivata una motivazione ufficiale e l’unica comunicazione ha riguardato la cessazione del servizio di audiodescrizione dei principali programmi Tv, che avveniva proprio sulle frequenze di onda media rimaste attive. Di qui è iniziata a circolare una serie di speculazioni che riguardano il calo di audience, l’eccessivo dispendio energetico e l’immancabile inquinamento elettromagnetico.
Di certo, a fronte dello spegnimento degli ultimi impianti AM, ci ritroviamo migliaia di impianti ripetitori in FM che trasmettono da ogni dove anche con potenze considerevoli. Ripetitori assolutamente necessari in un territorio orograficamente complesso come quello italiano, per consentire ai segnali FM (che si propagano a portata ottica) di coprire tutti i bacini di utenza. Dunque la modulazione di frequenza non è certo estranea alle problematiche legate ai consumi energetici o all’inquinamento elettromagnetico. Ma questo è.
Dall’11 settembre sono cessate le trasmissioni, ma già da tempo RaiWay ha iniziato il programma di smantellamento dei siti trasmittenti con il progressivo abbattimento delle torri antenna. Questo è forse l’aspetto più grave rilevato da molti appassionati ed esperti del settore; l’abbattimento delle antenna rende questo processo irreversibile per ragioni più che ovvie. La Rai avrebbe potuto strategicamente mantenere in efficienza un numero limitatissimo di impianti che avrebbero permesso una eventuale futura riaccensione di alcune frequenze. Non fosse altro che per motivi emergenziali: chiunque abbia avuto la sfortuna di vivere in prima persona un evento calamitoso particolarmente grave come terremoti, alluvioni o black-out energetici (ma anche attacchi terroristici) sa bene come in questi casi le strutture di comunicazione più moderne e di prossimità possano non funzionare. Le onde medie, viceversa, proprio per la loro natura propagativa possono raggiungere territori anche molto distanti dal sito trasmittente, senza bisogno di ponti ripetitori. Appena mesi fa Andrea Borgnino, responsabile di Rai PlaySound aveva dichiarato: “Noi anche solo per i disastri possibili nel nostro paese in termini di terremoti e alluvioni le onde medie dovremmo tenercele care care“.
In ultimo va ricordato che viene a soffrirne gravemente anche il servizio pubblico reso dalla Rai in favore delle minoranze etniche e linguistiche di slovenia e Croazia. Maurizio Tremul, presidente dell’organizzazione che rappresenta la Comunità Nazionale Italiana in Croazia e Slovenia, ha denunciato una doppia perdita: quella delle trasmissioni per la comunità slovena (che avvenivano sui 981 Khz di Trieste dalle 6 alle 20:45) e quella del programma radiofonico della sede Rai del Friuli, “L’Ora della Venezia Giulia”.

 

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